Sono arrivata a Yangon all’ora del tramonto e la Birmania mi ha accolto con i suoi colori più belli.
Dal finestrino dell’aereo ho visto il verde sotto di me, quel verde intenso che solo in Asia si trova, mentre il cielo iniziava a colorarsi d’oro e lì ho capito che il Myanmar mi sarebbe entrato nel cuore.
Troverete in un altro post tutte le informazioni utili per un viaggio in Myanmar. Ma ora che ho ancora fresche nella memoria le emozioni che questo viaggio mi ha regalato, voglio raccontarvi i miei giorni in Birmania con le parole scritte nel mio diario di viaggio durante gli spostamenti in aereo, pullman e barca di questo viaggio indimenticabile.
Viaggio in Myanmar: arrivo a Yangon
Yangon è una metropoli, il suo aeroporto in passato è stato un punto di passaggio importante per i viaggiatori diretti verso est. Prima delle guerre, prima del regime e prima che Bangkok prendesse il sopravvento diventando la città moderna che è oggi.
Ad accoglierci abbiamo trovato Carlo, questo il nome italiano che lui stesso si è scelto, la nostra guida che ci ha accompagnato per tutto il viaggio in Myanmar con il suo sorriso gentile.
La prima sera l’abbiamo passata all’hotel Shangri-la di Yangon. Un hotel raffinato dove ho recuperato le energie del lungo volo in un grande letto bianco dopo una cena squisita. Abbiamo passato solo poche ore in questa città, a Yangon torneremo a fine viaggio. La mattina dopo sveglia all’alba in direzione Bagan.
Bagan: la regione delle mille pagode
Alle 4 mi sveglio, mi affaccio alla finestra e vedo la pioggia battente tipica della stagione dei monsoni.
Ma la sera prima mi hanno detto che il monsone è già passato, anche se siamo ancora a settembre, e sono ottimista, tra poco smetterà di piovere.
Il tempo di una doccia e scendo, un caffè veloce e si parte direzione aeroporto. Come previsto ha già smesso di piovere ed ecco la mia prima alba birmana con il sole che spunta tra le nuvole.
Un piccolo ATR ci aspetta per portarci nella regione dei mille templi. Vista dall’alto Bagan è proprio come nelle mille foto viste: le guglie dorate spiccano tra il verde.
Purtroppo non vedrò le mongolfiere nel cielo che sono in tutte le foto di Bagan. Ufficialmente la stagione dei monsoni finisce a metà ottobre e fino all’inizio di novembre non volano per sicurezza.
Ma Bagan riesce a sorprendermi lo stesso. La giornata inizia con la visita al mercato e qui ho il mio primo contatto con i birmani. Il gruppo si sparpaglia tra i banchi e io mi ritrovo da sola a passeggiare tra la gente: la merce sui banchi ma anche per terra, gli odori forti, frutti che non conosco, colori nuovi.
In un altro posto forse avrei avuto paura ma non qui, dove la gente ti sorride gentile, si lascia fotografare, ti offre i propri prodotti con gentilezza e ti fa entrare per un attimo nelle loro vite. Una signora mi spiega come applicare la Thanaka, la pasta con cui le donne birmane si disegnano il viso ma che serve per proteggersi dal sole.
Il primo impatto con il Myanmar è forte. Vorrei comprare tutto ma sono qui da poche ore e mi freno. Ho sbagliato, siate generosi in Myanmar. Gli oggetti costano pochi euro, potete contrattare qui funziona così, e sarà bello portare a casa un pezzetto di questo paese.
Stupa, Templi e Pagode a Bagan
Da qui andiamo alla pagoda Schwezigon, iniziamo a prendere confidenza con il mondo dorato della Birmania. L’oro è ovunque, quell’oro che i pellegrini donano in sottili lamine d’oro alle statue di Buddha.
La giornata continua tra stupa, templi e pagode fino al tramonto, quando saliamo sulla collina per vedere il sole che scende sulla regione di Bagan, le guglie dei templi si illuminano e quel mondo che ho sognato per tanto è finalmente lì davanti ai miei occhi.
Dormiamo all’Hotel Heritage Bagan, un bellissimo resort immerso nel verde dove vengo ospitata in una villa che mi fa sentire una regina. Un bagno in piscina per rinfrescarci dal caldo soffocante della Birmania, la cena con i miei compagni di viaggio e a dormire. Una notte è troppo poco qui ma io la mattina dopo mi devo alzare presto e ripartire.
Al mattino esco sul terrazzino della mia villa e vedo il laghetto che la sera prima non avevo visto con il buio. A malincuore preparo la valigia e riparto.
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Yandabo: la vita sul fiume
Ci aspettano 3 ore di pullman e poi saliamo su una barca per navigare il fiume Irrawaddy fino al villaggio di Yandabo.
Qui è stato costruito un eco resort sostenibile con sole 12 camere sul fiume a stretto contatto con la natura dove non c’è televisione, telefono e Wi-Fi ma puoi scendere al villaggio a parlare con le persone del posto.
Nel villaggio di Yandabo gli abitanti realizzano vasi di terracotta che vengono venduti in tutto il Myanmar.
Ci fanno entrare al piano terra delle loro case a palafitta dove si trova il laboratorio dove lavora tutta la famiglia in una tradizione che si tramandano di generazione in generazione. Lavorano seduti per terra con vicino i bambini che giocano.
Le donne lavorano la terracotta mentre gli uomini pedalano per mettere in funzione il tornio e raccolgono la legna e la paglia che insieme alla terra serve per creare la pira per cuocere la terracotta. Qui non ci sono forni e l’elettricità è arrivata solo da un paio d’anni quando è stato costruito il vicino hotel.
Nella semplicità delle loro capanne ci offrono il tè con i loro dolci tipici, ci fanno giocare con i loro bimbi e sorridono. In Myanmar il turismo è cresciuto solo negli ultimi anni e, come noi siamo curiosi di vedere le loro vite, allo stesso modo loro sono curiosi di noi, ci scrutiamo a vicenda e ci facciamo le foto insieme come vecchi amici per portare a casa un po’ di questa magia.
Se scegliete di fare un viaggio in Myanmar, fermatevi nei piccoli villaggi: il calore delle persone è qualcosa che ancora sento dentro.
La sera ceniamo sul fiume e poi a dormire ascoltando i rumori della natura, del villaggio e i canti dei monaci.
Il giorno dopo riprendiamo il battello, qui la vita scorre lungo il fiume Irrawaddy e ogni giorno saliamo su un mezzo di trasporto sull’acqua da dove guardare la vita di chi vive qui. Lungo il fiume vivono, lavorano, si lavano, lavano i panni o i bambini e anche gli animali.
Mandalay e le antiche capitali
Partiamo verso Mandalay e ci fermiamo alle antiche capitali di Innwa e Amarapura. Alcune strade non sono percorribili con il pullman e allora saliamo sui calessi che ci accompagnano a visitare i monasteri.
A ogni fermata veniamo circondati da donne e ragazzi che ci seguono per venderci i loro prodotti, collane e bracciali di ambra, sciarpe, piccoli oggetti in lacca. Ci rincorrono anche in motorino mentre passiamo in calesse da un monastero all’altro. Settembre non è alta stagione, i turisti sono pochi e non vogliono perdere l’occasione di fare qualche affare.
Insistono ma sempre con dolcezza e rispetto, si fanno fotografare e alla fine non puoi fare a meno di comprare qualcosa per pochi euro dopo aver contrattato perché anche questo fa parte di questo rito che si svolge qui tra turisti e la popolazione locale.
E se insieme ai soldi gli lasci un campioncino di crema o un trucco vedi esplodere sui loro visi la felicità di chi è abituato a vivere di piccole cose.
Visitiamo un antico monastero in tek. La Birmania ha cambiato tante capitali e mi affascina che questi monasteri venissero completamente smontati e rimontati da un’altra parte ogni volta che i sovrani decidevano di stabilirsi in una nuova città.
Sulla collina di Sagaing dove arriviamo a bordo di furgoncini che fanno da autobus si trova una delle pagode più importanti dove arrivano pellegrini da vari paesi.
A me sembra un grande parco giochi con i neon luminosi intorno alla statua del Buddha ma la vista sul fiume e le colline compensa il gusto un po’ kitsch dell’interno della pagoda.
Al tramonto andiamo a visitare il ponte U Bein, una delle tappe da non perdere in un viaggio in Myanmar. Questo ponte in tek è lungo 1.2 km e attraversa il lago fino all’antica capitale di Amarapura.
La vista e il tramonto sono bellissimi, purtroppo il ponte è preso d’assalto da centinaia di turisti cinesi e perde un po’ di fascino rispetto alle foto che avevo visto. L’ideale sarebbe venire qui al mattino presto per assaporarne l’atmosfera ma va bene anche così.
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Diario di viaggio in Myanmar: Mandalay e dintorni
Dopo la notte all’hotel Hilton Mandalay, la mattina successiva visitiamo il monastero Mahagandayon. Qui ogni giorno si ripete un’antica tradizione. I monaci sfilano in processione chiedendo un’offerta in soldi o cibo per sostenersi durante la giornata.
Purtroppo all’ora della processione arrivano qui interi pullman di turisti cinesi che fanno perdere un po’ dell’atmosfera mistica di questo posto e i monaci sembrano quasi spaesati davanti a questa folla che li guarda sfilare scattando centinaia di foto.
Continuiamo verso la statua del Buddha Maha Muni dove da secoli gli uomini applicano foglie d’oro tanto che sembra che ormai si dice sia avvolta da almeno 15 cm di oro puro. Da qui una tappa al monastero in legno di Shwenandaw e poi saliamo su battello verso Mingun.
Mingun: la pagoda bianca
Ci godiamo il tragitto in battello e anche qui guardiamo la vita che scorre lungo il fiume.
Appena scendiamo come sempre veniamo circondati dalle donne che voglio vendere la loro merce ma intanto camminiamo insieme e chiacchieriamo.
La prima sosta è ai resti dello stupa Pahtodawgyi: doveva essere la base per un grandioso tempio del Re Bodawpaya ma fu volutamente lasciato incompiuto per evitare la profezia secondo la quale, al suo completamento, sarebbe terminato il regno di Bodawpaya.
Facciamo una tappa per ammirare la più grande campana funzionante al mondo che pesa ben 90 tonnellate e arriviamo finalmente alla Pagoda Hsinbyume, la Pagoda Bianca, all’ora del tramonto.
Questa pagoda fu eretta nel 1816 dal nipote del Re Bodawpaya in memoria di una delle sue mogli.
La bellezza di questo posto toglie il fiato, il bianco è smagliante e al tramonto sembra brillare contro il cielo.
Lo stile architettonico del pagoda è molto diverso da tutte le altre che abbiamo visto in questi giorni. Ci sono sette livelli che formano delle onde bianche e rappresentano le sette montagne che circondano il Monte Meru.
Passiamo un po’ di tempo qui a scattare foto, ogni angolo è pura magia e non ci rendiamo conto del tempo che passa fino a quando non inizia a essere buio.
Riscendiamo di corsa e in fondo trovo ad aspettarmi la donna che mi ha accompagnato fin qui con le mie scarpe e mi passa una salvietta per pulirmi i piedi. Mi sorride e non posso che acquistare ancora una collana per ringraziarla per la sua gentilezza.
Torniamo al battello e mi siedo sulla terrazza in silenzio per cercare di fissare nella memoria i momenti appena vissuti. Vorrei che questo viaggio in Myanmar non finisse più.
Lago Inle
La mattina dopo ci alziamo presto, ci aspetta un altro aereo per andare a nord del paese dove passeremo due giorni sul lago Inle.
Se già ero innamorata del Myanmar, questo posto mi ha letteralmente rubato il cuore.
Prima di arrivare al lago facciamo una sosta al Monastero Shwe Yan Pyay dove ci sono i giovani novizi che studiano.
Questo è un piccolo monastero poco frequentato dai turisti e l’atmosfera è completamente diversa rispetto al giorno precedente.
Troviamo i monaci bambini che studiano seduti sul pavimento e ci guardano con stupore. Ho paura di disturbarli ma i loro volti sono talmente belli che non posso fare a meno di scattare qualche foto anche se cerco di tenermi a distanza.
Dal monastero arriviamo sulla riva del lago dove saliamo sulle lance per attraversarlo e il senso di pace è immediato.
I pescatori del Lago Inle
Dopo poco incontriamo i famosi pescatori del lago Inle. Avevo letto che ormai è uno spettacolo per turisti e penso proprio che sia così perché come ci vedono iniziano a girare in tondo remando con una gamba e facendo incredibili evoluzioni con la trappola che un tempo usavano per pescare.
Ma sono talmente belli ed eleganti che non mi importa se è uno spettacolo messo in scena apposta per noi.
Carlo, la nostra guida, ci spiega che ormai solo una piccola parte del pesce del lago Inle viene pescato con questa gabbia. In effetti è molto difficile pescare con questo strumento, si può fare solo in determinate giornate di sole ed è per questo che molti ormai usano le reti.
Ma il fascino del lago Inle non è solo nei pescatori. Gli abitanti di questo territorio non vivono sulle rive del fiume ma proprio sul fiume, nelle case a palafitta e coltivano orti galleggianti.
Io rimango incantata dalla loro vita e passerei ore a guardare tutti i dettagli delle loro case, la biancheria stesa, i fiori ai balconi, i bambini alle finestre. Tutto sa di serenità.
Anche arrivare al Sanctum Inle Resort dall’acqua rende tutto più romantico e poetico.
Il giorno dopo lascio di nuovo a malincuore questo hotel ma mi godo l’ora e mezza di barca necessaria per raggiungere il villaggio Indein.
In questo villaggio si trova un complesso dove sono stati costruiti centinaia di Stupa con ben 1050 pagode. Passiamo qui la mattinata e poi è già il momento di tornare in aeroporto e un volo ci riporta a Yangon.
Yangon e la pagoda Shwedagon
Passare dalla serenità del lago Inle al caos di una grande città come Yangon non è facile. Ci metto un po’ ad abituarmi.
A Yangon visitiamo la Pagoda Chaukhtatgyi dove si trova la statua del Buddha sdraiato lunga ben 66 metri e la famosissima pagoda Shwedagon.
È un luogo sacro dove arrivano pellegrini da tutto il mondo. La Pagoda è ricoperta di lingotti d’oro e diamanti ed è circondata da decine di templi, stupa e statue del Buddha.Il nostro viaggio in Myanmar termina con la visita del centro storico di Yangon.
Passiamo l’ultimo pomeriggio a passeggiare tra antichi palazzi coloniali, mercati di ogni genere e coloratissimi banchi di street food. Qui i birmani si siedono a mangiare su piccolissime seggioline, quelle che noi usiamo per far giocare i bambini.
Prima di ripartire facciamo una sosta all’Hotel Yangon Excelsior per una doccia. Un nuovissimo boutique hotel realizzato all’interno di un antico palazzo coloniale, dove si respira un’atmosfera londinese.
È giunta l’ora di andare in aeroporto per tornare in Italia e sento già la nostalgia di questo paese. Mi aspettavo un forte carico emotivo da questo viaggio in Birmania, ma è difficile descrivere a parole quello che si prova.
Prima di partire pensavo che fosse uno di quei paesi da vedere una volta nella vita ma ora non so se una volta sola è sufficiente.
Myanmar tornerò a trovarti.
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18 commenti
Il Myanmar è un paese che conosco pochissimo e credo sia ancora un po’ fuori dai giri del turismo di massa. Mi piacciono i luoghi ancora autentici, sono d’accordo con te sul visitare piccoli villaggi per conoscere la realtà degli abitanti del luogo. Sulle pagode nulla da dire se non che sono bellissime 😍
Il Myanmar sorprende proprio perché è ancora poco conosciuto, ti consiglio di prenderlo in considerazione prima che aumenti il turismo.
Io vorrei andarci dal 21 dicembre al 4 gennaio più o meno … cosa consigli, quale tour operator usare etc
Ciao Mehlika, abbiamo fatto prima a sentirci, grazie per avermi contattata e spero di riuscire a creare l’itinerario giusto per voi!
Questo racconto è ricco di emozioni in ogni frase, descrizione e soprattutto fotografia! Le immagini sono stupende, soprattutto quelle alle persone 💕
Grazie! Presto pubblicherò un altro post proprio con le foto scattate alle persone. Se hai voglia torna a trovarmi!
Hai delle foto pazzesche! Gli studenti monaci, i pescatori che remano con la gamba, quelle pagode..!! Comunque nella mia ignoranza sono dovuta andare a cercare su goggle questa cosa del paese col doppio nome, perchè questa proprio non la sapevo! Pensavo che uno fosse la nazione e l’altro una regione, o una di quelle cose cose tipo il nome ufficiale e “il nome con il quale li riconosce la Cina”, che a volte capita pure quello. E invece no: se ne impara sempre una! Grazie! 😀
Purtroppo la Birmania ha una storia molto travagliata, anche perché è un paese dal sottosuolo ricchissimo, e ha subito tanti cambiamenti, capitali, nomi delle città e anche del paese stesso.
Questo racconto di viaggio cattura! Il Myanmar è da un po’ nella nostra lista dei desideri e, a leggere l tuo racconto, sembra proprio un luogo adatto a noi
Non posso che consigliarlo, mi è rimasto davvero nel cuore e sono certa che vi piacerà. Per qualsiasi consiglio sul viaggio sono a disposizione!
Sono luoghi davvero magici, le tue emozioni trasudano da ogni parola. In un certo senso mi hai portato indietro al mio viaggio in Sri Lanka. Sono realtà diverse lo so ma alcune emozioni le ricordo come se fosse ieri e le ho riprovate con le tue parole!
Ti capisco Simo perché anche in Sri Lanka si respira un atmosfera speciale e quello che mi stupisce sempre è come queste persone, che conducono una vita così semplice, siano molto più sorridenti di noi.
Dell’articolo mi sono “bevuta” ogni dettaglio. Da tempo sogno un viaggio qui e spero di riuscire ad andarci al più presto. Posso chiederti come hai trovato e contattato la tua guida?
Ciao Benedetta, io sono consulente di viaggio e la nostra guida era una delle guide del nostro corrispondente locale. Se posso aiutarti scrivimi!
Un viaggio bellissimo, Monica! Luoghi dell’anima, che mettono in pace con il mondo…peccato per le orde di turisti cinesi immancabili, anche in questi angoli di paradiso! E’ capitato anche a noi in Thailandia, spesso non hanno nemmeno rispetto dei monaci in preghiera, anzi…
Bagan che meraviglia è???
Dovete metterlo in programma tra i prossimi viaggi, è un posto davvero magico. Per quanto riguarda i cinesi… io cerco sempre di essere tollerante verso tutti ma in questo caso ho fatto davvero fatica!
Andrò a Myanmar a dicembre. Spero di provare le stesse emozioni che hai provato tu. Ciao!
Ne sono certa, è un paese che non lascia indifferenti.